tratto da http://www.angsaonlus.org/aba_dir.html
ABA e/o DIR
Carlo Hanau
Docente di programmazione e organizzazione dei servizi sociali e sanitari
Università di Modena e Reggio Emilia
In Ontario esiste da anni un programma modello per i bambini autistici compresi fra i 2 e i 5 anni di età, basato sul metodo ABA (applied behavior analysis, cioè analisi applicata del comportamento). Questo metodo pedagogico speciale intensivo (circa 30 ore settimanali) è l’unico che abbia superato le prove di validazione scientifica dei risultati, dimostrando di potere migliorare la qualità di vita dei bambini e delle loro famiglie.
I risultati nel lungo periodo sono confortanti anche per quanto riguarda le spese di assistenza, tanto che le maggiori risorse impiegate per l’applicazione del metodo nell’infanzia vengono abbondantemente compensate dallo sgravio delle spese di assistenza che si dovrebbero sostenere nella vita adulta degli autistici non trattati. Esistono prove incontrovertibili che dimostrano come gli interventi comportamentali permettano a lungo termine di risparmiare denaro. Questi interventi, infatti, aumentano l’indipendenza della persona autistica evitando di ricorrere al supporto governativo per il resto della sua vita, che non è inferiore alla vita media.
Nel luglio di quest’anno si è aperto un dibattito vivace perché il Governo, nonostante le promesse elettorali fatte, non vuole estendere il programma oltre i 5 anni di vita, adducendo a motivo la carenza di fondi.
Negli Stati Uniti l’Individuals with Disabilities Education Act stabilisce che le scuole pubbliche garantiscano interventi comportamentali a tutti i bambini che ne abbiano necessità, e che vengano dati finanziamenti per accedere alle scuole private nel caso quella pubblica non fosse in grado di fornire un servizio adeguato.
Anche in Ontario esistono scuole private che praticano interventi comportamentali intensivi per bambini affetti da autismo con risultati eccellenti, ma, come riconosce anche il tribunale, le loro rette non sono alla portata della maggioranza delle famiglie.
Qui ci si riferisce a trattamenti intensivi neocomportamentali la cui applicazione all’autismo è stata iniziata dal Prof. Ivar Lovaas oltre trenta anni addietro ed a lui si rifanno gli attuali indirizzi di applicazione ABA che i suoi allievi hanno importato in Italia. ANGSA aveva chiamato Lovaas in Italia già nel 1988, che inviò un suo allievo, G. Buch, a Bologna presso la Cattedra di Neuropsichiatria infantile diretta dalla Prof. Paola Rossi Giovanardi ed a Siena.
Oggi il panorama è cambiato: le linee guida della SINPIA (maggio 2005) nominano ABA come primo degli interventi possibili e già dal 2002 la regione Marche ha finanziato un progetto speciale per l’autismo basato su ABA; lo stesso dicasi per la Regione Campania ed altre ancora; nel 2006 l’Assessore alle Politiche Sociali della Regione Lazio ha finanziato un progetto speciale che, nel quadro di una strategia globale come quella offerta dal TEACCH, propone ai genitori di bambini piccoli la possibilità di educare i figli autistici secondo questa metodologia.
Tuttavia molti operatori italiani non hanno voluto recepire questi segnali e perciò si deve constatare un grave ritardo nel nostro Paese, dove sono tanti coloro che, avendo ancora ostilità nei confronti di questo metodo, a torto ritenuto “meccanicistico” e “robotizzante” e “privo di intenzionalità”, non vogliono che ABA sia utilizzata per l’autismo. Alcuni propongono come compromesso di rinviare ABA dopo il compimento dei sei anni, perdendo in tal modo proprio il miglior momento per questo intervento. L’accusa di “robotizzare” il bambino è infondata, perché l’evoluzione positiva del bambino prodotta dall’ABA induce ad utilizzare un approccio via via più evoluto. Ovviamente i neocomportamentisti stimolano ed utilizzano l’intenzionalità del soggetto conquistata attraverso le loro metodiche, che partono dal livello reale del bambino, spesso molto basso, in quanto i bambini diagnosticati autistici a 18 mesi sono quelli con maggiori segni. Il compromesso che vorrebbe attendere fino a sei anni, se mai realizzato, rischia di combinare gli aspetti peggiori dei due approcci, a tutto danno del bambino e dell’adulto che dal bimbo si evolverà.
Alcuni operatori italiani, legati alla tradizione psicodinamica, non potendo più sostenere le teorie di Bettelheim e della Tustin, ormai definitivamente dimostrate false, propongono di utilizzare il metodo DIR nella primissima infanzia al posto dei metodi neocomportamentali (sulle motivazioni storico-ideologiche vedasi il recente intervento di Michele Zappella al convegno Erickson di Rimini del 2005).
Non si può dire che il DIR di Greespan sia negativo, ma come l’Autore stesso dichiara si tratta di un metodo sperimentale, che non ha l’esperienza trentennale di Lovaas. In Italia è stato presentato allo Stella Maris di Pisa e poi è stato proposto alla Lombardia come sperimentazione sul territorio di Varese. Nulla da eccepire se questa scelta viene presentata ai genitori, purché possano realmente scegliere. Invece non risulta che in provincia di Varese i genitori possano trovare nel panorama dell’offerta dei servizi un metodo come ABA e neppure di altri interventi di tipo intensivo, precoce e strutturato. Anche la strategia globale integrata di tipo TEACCH o il Denver Model, pure indicati nelle linee guida della SINPIA, non sono disponibili gratuitamente. DI FATTO VIENE CONCULCATO IL SACROSANTO DIRITTO DEI GENITORI DI SCEGLIERE LE MODALITA’ DI EDUCAZIONE DEI LORO FIGLI, LASCIANDO ALLE SIMPATIE DEGLI OPERATORI LA DETERMINAZIONE DEI PIANI DI INTERVENTO.
Per i genitori dei bambini con disabilità la facoltà di scelta del modello educativo, che le famiglie normali possono esercitare iscrivendo il loro figlio a qualunque scuola della Repubblica, viene quindi fortemente limitata, contro il dettato della nostra Costituzione e contro la logica comune. Soltanto le famiglie agiate possono permettersi di fare seguire il figlio da educatori che conoscono ABA, pagando le relative spese e spesso incontrando il disinteresse da parte degli insegnanti di sostegno e curricolari e l’ostilità più o meno aperta degli psicologi dell’ASL.
Per realizzare il diritto di scelta dell’educazione speciale del figlio speciale occorre aumentare l’informazione dei genitori, liberare la scelta stessa dal vincolo del pagamento individuale, almeno per tutte quelle pratiche che sono state riconosciute come efficaci ed efficienti dalle prove sperimentali, come ad esempio ABA per i bambini autistici. Ne guadagneranno sia la soddisfazione dei soggetti e dei loro familiari sia le casse dello Stato italiano, che spesso pagano di più truffe e privilegi degli operatori invece che prestazioni richieste ragionevolmente dai malati.
(Si riprende qui di seguito la descrizione del DIR fatta da L. Schreibman)
GLI APPROCCI EVOLUTIVI
(da L. Schreibman, The Science and Fiction of Autism)
Tratto da Informautismo gennaio 2006
Contemporaneamente al fiorire degli approcci comportamentali, si sono sviluppati poi altri modelli di trattamento educativo, simili sotto molti aspetti ai trattamenti comportamentali citati, che pur non potendo vantare il supporto di una validazione empirica inconfutabile, possono essere considerati validi con molta probabilità, poiché condividono con i trattamenti validati principi e strategie fondamentali.
Questi tipi di trattamento sono definiti approcci evolutivi, perché sottolineano, in un disturbo dello sviluppo qual è l’autismo, l’importanza di seguire nell’insegnamento di nuove competenze le sequenze dello sviluppo normale. Come agli approcci comportamentali naturalistici, enfatizzano l’uso della motivazione intrinseca come movente affettivamente positivo dell’apprendimento Tuttavia si propongono un più ampio ventaglio di interventi e si concentrano sul contenuto piuttosto che sulle tecniche d’insegnamento.
Alcuni esempi di approcci evolutivi sono il Floor Time (DIR) di Greenspan e Wieder, i programmi SCERTS, Hanen, TEACCH, e il Denver Model.
FLOOR TIME / DIR (Developmental Individual Difference)
Il Floor Time è un trattamento basato sul modello DIR (Developmental Individual Difference) che implica un approccio evolutivo e interattivo di lavoro con il bambino. Sviluppato da Stanley Greenspan e Serena Wieder, considera l’autismo un disturbo determinato biologicamente nel quale le difficoltà di processazione sensoriale – come problemi di comprensione uditiva, di modulazione sensoriale e di pianificazione motoria – ostacolano il normale sviluppo delle competenze comunicative, sociali e cognitive.
La prima finalità del Floor Time è di aiutare il bambino a superare le difficoltà sensoriali per ristabilire il contatto affettivo interpersonale. Secondo Greenspan e Wieder, il meccanismo critico che guida lo sviluppo è la relazione sociale, senza la quale il cervello e le facoltà mentali non si sviluppano. Di conseguenza, la relazione sociale interattiva rappresenta la base dell’intervento.
Sviluppare competenze emotive funzionali seguendo le normali tappe evolutive è la seconda finalità del Floor Time. Vengono inoltre applicati i principi dell’intervento comportamentale per eliminare i comportamenti problematici, come prerequisito per apprendere comportamenti funzionali. Il trattamento prevede ripetute sessioni di lavoro di 20-30 minuti ciascuna con il bambino, durante le quali l’adulto segue il bambino nelle attività da lui prescelte, mantenendone l’attenzione e incoraggiandolo a superare piccole consegne destinate a progredire nel raggiungimento di tappe successive di sviluppo.
Benché condivida le principali caratteristiche di altri trattamenti empiricamente validati, in particolare dei trattamenti comportamentali naturalistici come il Pivotal Response Training, il Floor Time non è mai stato validato in modo sistematico.